La onda


Non finirà mai questa bella stagione. Farà sempre un po’ caldo. Sarà come stare a Los Angeles. Beati. Con Babbo Natale d’estate. Butteremo le canottiere, quelle a tutta spalla, quelle a mezza spalla. Le mercerie falliranno. Con un sellout di soli bottoni non si può che solo fallire.
Si scioglieranno i ghiacciai. Le calotte polari diverranno panna liquida. I tonfi dei ghiacciai schiaccieranno i giapponesi che fanno selfie in Islanda, in posti incantevoli con nomi del cazzo. In Trentino niente più neve. Nelle baite niente più scii. In Val d’Aosta venderanno le cozze.
Una onda, una gigantesca onda, una onda che all’inizio ma anche adesso avrei dovuto scrivere con un accento, tra la a e la o, ci travolgerà. La natura, capa delle cape, impavida, tirerà fuori dalla patta gli attributi e dirà: qui comando io. Eu soi aquì. FIGA!
Niente pari e patta. La natura conosce solo vittoria. Come gli agenti immobiliari, prima o poi te lo piazza in quel posto.

Ma noi, contro la onda senza l’accento, contro la natura capa delle cape, saremo pronti a combattere. Non ci arrenderemo. O bella ciao, bella ciao, bella ciaociaociao. Continueremo ad essere in estate, un’ estate eterna. E contro la natura e contro le onde: surferemo. Come a Los Angeles, surferemo contro le onde immense. Saremo ignudi, invincibili, senza canottiere, estinte, ma con le tavole da surf. Ci raduneremo a bordo spiaggia, come gli inglesi in fuga da Dunquirq. Chiuderanno gli ospedali, le agenzie di comunicazione, l’Ansa, l’Api, le poche mercerie sopravvissute al solo sellout di soli bottoni. Ci guarderemo tutti negli occhi e ad un cenno di qualcuno, forse del primo ministro Giuseppe Conte, correremo verso il mare. Andremo ad affrontare la onda. Per sopravvivere alla catastrofe imminente. Per vivere una nuova era. L’era degli uomini senza canottiera.