L’amore ai tempi degli Hipster vol. 9


Il sentirsi partecipe a un qulcosa quanto i cani di Paris Hilton si sentono partecipi alla categoria dei cani.

Gli interrogativi mai risolti su cosa spinge una donna ad indossare (e a comprare) uno stivale, bianco, di pelle.

Quelli che hanno il coraggio di “vedere” Radio Musica Italiana.

Il trolley che mentre cammini ti leva la scarpa; quelli che si fermano a vedere le partite fuori dai pub; la solidarietà in tram tra padri col passeggino; il conciliabolo tra anziani per le indicazioni stradali sul tram.

I portabonghi dei bonghi giganti che hanno sempre delle delle texture africaneggianti.

Il barbiere che muto, verso la fine del taglio del capelli, declina la testa cercando la tua approvazione.

O

Comprendere l’essenza della frase: “c’è un limite a tutto” guardando la Cassa di Risparmio di San Miniato.

I prati verdi incolti che delimitano un palazzo da un altro, in quartieri periferici e pieni di murales inappropriati.

Novi Ligure che in realtà è in Piemonte; quando scegli una marmellata che scopri non piacerti e sei costretto a mangiarla.

Il giusto spaventarsi dinnanzi a un: sarei felice se mi lasciassi in pace, detto da un bambino di anni 2.

Il piedino alzato delle modelle nella cartellonistica estiva di H&M.

O

I cani che cacano il cazzo sui mezzi pubblici con i padroni che sorridono.

La galera immediata per quelli che ti parlano al telefono masticando il chewingum.

Il tratto inconfondibile di quelle persone che crescendo diventeranno i cosiddetti “uomini cantanti”; quegli uomini che ogni 49 secondi si schiariscono la gola con un: “aaaaah aahhh mmmmh mm mmm”.

La fatale espressione: prendo il treno a quest’ora “tanto dormo“.

L’affermazione: ad agosto a New York proprio no, fa troppo caldo; come se in tutta l’Italia meridionale invece si stesse belli freschi.

Il gesto instintivo del guardarsi indietro appena si prendono le scale della metropolitana.