Hai gli occhi come il tuo maglione, che in realtà però una felpa.


– Hai gli occhi come il tuo maglione, che è in realtà però è una felpa.
– Tipo?
– XS, forse S. Non più di una M comunque…
– Tipo, di che colore, intendevo…
– Marroncino, che in realtà però è un po’ verde.
– Sei sicuro?
– No, sono daltonico.
– Quindi in realtà tu vedi un maglione, ma potrebbe essere una trapunta, tipo…
– Sono daltonico, non sotto effetto di acidi.

– Vorresti amoreggiare ADESSO?
– Che nesso ha col daltonismo?
– Alcuno, ma la storia del maglione, che in realtà è una felpa, era un approccio…
– Allora ti dico no, che in realtà però è un fottiti.

Non c’ho sbatty!


Quando oltrapassati i cancelli
e badgato per l’uscita
hai preso dalla tasca del tuo pantalone aderente
l’Iphone con cover fluo
non l’avrei mai immaginato

avrei potuto credere
che non avevi più soldi
che non avevi più voglia di vivere
che non avevi schiacciato conferma per prenotare il car sharing
e la macchina adesso
era in mano a chissà chi…

ma non avrei potuto credere
che a tua madre
che amorevole ti parlava al telefono
avresti detto:
non c’ho sbatty!

– Sai, era mia madre.
– Sì?
– Le ho detto che: non c’ho sbatty!
– Sì?
– Sì, sul serio.
– E posso chiederti, di grazia, di cosa non avresti più sbatty?
– Di andare con lei al supermarcato, adesso, dopo una giornata in ufficio.
– Ah. Pensavo peggio…
– Non c’è niente di peggio del supermercato, il lunedì sera, dopo una giornata in ufficio.
– Nemmeno Tirana, d’inverno?
– Non ci sono mai stata. Troppo sbatty…

Anche per me
troppo sbatty
anche io
non c’ho sbatty
di sentirti dire
un’altra volta
in un solo minuto
la stessa espressione.

Non avrei potuto credere
alla fine
di sentirmi
improvvisamente
così solidale con tua madre.

Gerry Scotti


I rimorchi dei TIR
con i nomi fantasiosi
mi fanno
letteralmente
volare.

La vera emozione
me la donano
quelli con i nomi
massicci e meridionali:
Gino, Savino, Lello.

Non scherzano
nemmeno
però
quelli con i nomi
irrazionali:
Jack, Aquila, Furia.

Per non parlare poi
di quanto adori
i TIR senza rimorchio…
Difatti
non ne parleremo.

L’altro dì
mentre attraversavo il marciapiede
ho visto un Tir
con un nome tra i più pazzeschi:
Gerry Scotti.
Dopo un tram chiamato desiderio
un tir chiamato Gerry Scotti
cioè, ragazzi, ma di cosa stiamo parlando…
Fare una foto era il minimo che potessi fare
al tir col nome più bello di tutti i tempi.

Allora ho attraversato la strada
ho avvicinato le mani al jeans
ho preso lo smartphone
e l’ho messo in direzione di Gerry
per dargli il giusto tributo che meritava
per renderlo: sovrano
tra i miei scatti dell’Instagram.

Nel mentre in cui pigiavo il tasto però
il pacifico autista di Gerry
ha tirato giù il finestrino
ha mostrato il suo volto dell’est
con barba, baffi e occhiali da sole
e con un sorriso da non sfidare
mi ha pacificamente detto:
cazzo vuoi, coglione?

nel frattempo ha girato la rotonda
ha accesso il tasto della sfrontatezza del camionista
ed è andato avanti
e io sono rimasto immobile
senza aver pigiato il bottone
senza aver scattato la foto
senza aver immortalato Gerry
nella memoria del mio smartphone
mentre lui andava via
a fare casino su altri caselli
a dare spettacolo su careggiate buie
e a far brillare
in notti scure
i piccoli led
che compongono il suo nome:
Gerry Scotti.

gerryscotti-giorgiodamatosenzapostrofo

L’invenzione migliore del mondo


Quando
ci si parla
dell’invenzione
migliore del mondo
tutti quanti
ci si dice:

– la macchina
– l’orologio
– le sigarette
– le barzellette
– l’Iphone
– Beppe Grillo
– il forno
– Sharon Stone
– la penicillina
– la pennichella
– il Gin Tonic
– la Rustichella
– la Bomba
– il Meneito
– il Tiburon
– le cognate
– le scommesse
– Toto Cutugno
– le commesse
– Frankestein

mai nessuno però
nomina
la più semplice
e la migliore
di tutte:

la combinazione
dei 2 tasti
della tastiera
del computer:

TAB + ALT

Giorgio Damato: quante copie di “Mastica bene che stanno le spine” ha venduto? 


È una giornata speciale.
Posso finalmente rispondere alle pressanti domande che la stampa mondiale mi pone da mesi:
Giorgio Damato quante copie del libro ha venduto?

141 matti, sul web, hanno comprato Mastica bene che stanno le spine.
Un grande risultato per me e un passo avanti verso la fama letteraria universale.
Ma non è ancora abbastanza…

L’anno prossimo voglio diventare multimilioneuro.
E tu, lettore, devi aiutarmi.

Compra anche tu: Mastica bene che stanno le spine e fammi diventare multimilioneuro.
Se lo fai, ti giuro che diventerò più savio di San Domenico Savio

giorgiodamato-masticabenechestannolespine

C’ho il gatto in casa


Io che un po’ piaccio a lei
lei che un pò piace a me
noi due che ci parliamo
che fai stasera?
C’ho il gatto in casa.

Dai vieni tu da me
no vengo io da te
ci vediamo a metà strada
che te ne pare?
C’ho il gatto in casa.

Che cosa le farei
dissi agli amici miei
poi cosa che le hai fatto
mi chiesero:
C’ho il gatto in casa.

Lo lascio per due giorni
gli metto le crocchette
così sto un po’ con lei
perché non son gay ma
C’ho il gatto in casa.

 

Dai facciamo così
se te lo porto qui
lo metto quatto quatto
nell’angolino e
C’hai il gatto in casa.

Tu non ci hai mai pensato
guarda che è proprio figo
ti da un sacco di amore
stai meglio se
C’hai il gatto in casa.

No non è cosa mia
voglio restare free
mi sentirei a disagio
meglio da te anche se
C’hai il gatto in casa.

Dobbiamo rimandare
forse non si può fare
risentiamoci poi
quando anche tu
C’hai il gatto in casa.

Tutto l’amore del Monte


Dovetti regalarle tutto l’amore del Monte
quando mentre stiravo
di lunedì sera
guardando House of Card
mi disse:
Madonna, amore, vorrei proprio dei coriandoli.
Dei coriandoli?
Sì, dei coriandoli.
Per farci cosa?
Così, per buttarli. Eh, eh.

Mi misi subito alla ricerca
di tutto l’amore del mondo
per la ragazza che partorì un’espressione così bella
condita da due risatine sfiziose
su un paio di occhiali immensi
appoggiati
su un impareggiabile nasino.

Andai fino in Cina
andai a Cerignola
andai a Gioiatauro
per appropriarmi di tutto l’amore del mondo.
Ma non lo trovai.
In nessun luogo.

Fu per questo
che avvilito dal mancato obiettivo
un tizio in Tibet mi disse:
perché non compri tutto l’amore del Monte?
E così feci infatti.
Che intuizione formidabile che mi diede quel buonuomo del Tibet.
Quindi mi recai sull’Internet
e trovai un’asta interessante
in cui si vendeva tutto l’amore del Monte, dei Paschi di Siena.

Vinsi l’asta
contro giudici e creditori
regalandole finalmente
tutto l’amore del Monte, dei paschi di Siena.

Quando lo vide dinnanzi
emozionata
ancor più bella di sempre
mi disse:
non dovevi, amore.
Io volevo solo dei coriandoli. Eh eh.

Segrate


Segrate è come la Svezia, d’estate.

Tutto troppo ordinato, a Segrate.
I campi da calcio, sintetici, temo gratuiti; pletore di vecchi, giovanili, che non si arrendono alla morte; strade e case deserte, nel week end, perché tutti in montagna, al lago, in baita, figa!

Son le agenzie immobiliari, che o solo vendono o solo affittano, ma solo a Segrate; è una città senza centro, vicino a un parco e l’aria è troppo pulita.
Sembra il ’92, sembra Roccaraso, sembra un’altra Milano: 2.

I cassonetti col marchio, l’idea che piace ai ricchi: dello stare tutti insieme, senza problemi, senza cacature di cazzo: Segrate come la periferia bene, americana.

Le persone che si salutano, che non ti salutano, perché non ti (ri)conoscono.

Se solo queste grate
potessero parlare…

segrate-giorgiodamatosenzapostrofo

Mi piacciono i tuoi nei


– Mi piacciono i tuoi nei.
– Quali?
– Quei tre vicino alla tua bocca.
– Quelli che sembrano la costellazione di Deritu?
– A me sembravano un triangolo isoscele, ma comunque sì, quelli.
– È che tu sei un ingegnere…
– No, è che tu stai sotto con Brezsny, ed ogni cosa è colpa delle stelle.

– E di me, cosa ti piace di me?
– Mi piace il tuo carattere?
– Del mio fisico intendo.
– Mi piacciono i tuoi zigomi?
– Perché?
– Sono alti.
– Mica tanto.
– Tanto, per essere nato a Catanzaro.

– E di me, cosa ti piace di me?
– Te l’ho già detto, i tuoi nei.
– Oltre i miei nei…
– Il tuo polso.
– Non entrambi?
– No, quello sinistro è più intrigante.
– Volevo sentirti dire che ti piaceva il mio seno. O il mio sedere. O le mie gambe.
– Non è un po’ troppo?
– È il minimo che potevi dirmi…
– È il massimo che volevo darti.
– Minimalista.
– Mi piacciono i tuoi nei.