C’è qualcosa che non va. O forse, c’è qualcosa che va e che non sono ancora stato in grado di capire.
Il successo nella modernità che viviamo, può essere categorizzato tramite Likes e Page Views? Chi usufruisce di enormi e inaspettate visualizzazioni grazie/a causa di social network, può essere considerato mediaticamente famoso? Quanto il word of mouth via etere e le labili categorizzazioni della viralità aiutano ad approdare a quantitativi di fama standard?
Alle tre domande di cui sopra, non so rispondere.
Tutte queste domande però sono state causate da un fortuito link visualizzato su Youtube. Oggetto e artista del contendere: Bello FiGo, o Figo Gu, che dir si voglia.
Bene, Bello FiGo fa musica assolutamente pessima. Di una bruttezza e di un demenza talmente assoluta, da lambire il trash-incredulo. L’utente/ascoltatore durante la fruizione dell’opera si imprigiona in un immobilismo atarattico, in quel senso che ti spinge a chiedere: fino a dove sarà capace di arrivare?
Ascoltando Pasta con Tonno o Sono tutte bianke di Bello FiGo (cito alcuni dei tanti esempi della sua discografia su cui è possibile scervellarsi), dopo l’incredulità iniziale ci si imbatte in alcuni tipi di reazioni che proverò ad enumerare:
– Com’è possibile che questo video e questa canzone siano stati visti più di centocinquantamila volte?
– Ammesso che centocinquantamila visualizzazioni siano un dato positivo e allettante (nonostante la qualità della musica di Bello FiGo sia becera) non è chiaro come etichettare l’artista:
- se un buontempone che ha colto le logiche dello showbiz e della viralità;
- se un eletto dal Fato rispetto agli studiosi di musica e del conservatorio, forti su nozioni musiciali ma pingui nel loro conto in banca;
- se un giusto imitatore (tecnicamente scarso) dei rapper americani, profeti della triade: Figa a bombazza/ soldi/ pistole.
Bello FiGo è il degno erede di atipici fenomeni della rete (vedi Truce Baldazzi; Giuseppe Simone; Rosario Muniz) rispetto a lui: molto più visualizzati ma anche molto più Nerd.
Dunque, rispetto all’inconsapevole disagio – araldo contenutistico dei tre nomi sopra esposti – Bello FiGo mette in scena una rappresentazione mediata del suo modo di fare arte, motivo per cui le visualizzazioni delle sue performance vanno ascritte ad un intrinseco desiderio dell’utente di approfondimento.
Se così fosse, è un’ipotesi, Bello FiGo sarebbe da considerare un artista, e la viralità foriera di spropositate visualizzazioni, una diretta conseguenza del suo essere artista.
Lo ripeto, magari qualcosa non l’ho capita sul serio, anche adesso. La meravigliosa bruttezza di questi video però mi ha folgorato, e queste son le riflessioni che ho fatto durante un one-way da Damasco.