Dialogo tra un figlio New Wave e una madre collateralmente postmoderna


– Vieni a tavola ?
– No, non posso.
– Perché?
– Sto male.
– Che hai?
– Sono vittima.
– Tu le vittime ce le hai nel cervello… di chi sei vittima?
– Di Meat is murder.
– Cioè? Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male?
– No. No.
– La carne è l’assassino, significa questo in inglese? Che io mò ho fatto il corso d’inglese. Sono brava?
– Bravissima. Ma murder è omicidio, non assassino. E comunque il mio malessere è costante.
– E tu non mi dici che hai…
– Te l’ho detto. Sono vittima di Meat is murder. È un album. Degli Smith.
– Ah! E chi dobbiamo chiamare? Un dottore?
– No. Chiama Morrissey.
– Si chiama così il dottore? Ma non è di Barletta?
Giiiiinoooooo, prendi l’elenco e trova Morrissey, dottore. Chiamalo.
– Ma l’elenco telefonico esiste ancora?
– Non lo so. È per far fare qualcosa a tuo padre. Per dargli un po’ di fastidio…

– Va bè, ma non devi venire a tavola, quindi?
– Te l’ho detto. Sto male. Sono vittima dell’album. Mi sta creando complicazioni.
– Ho capito… Vuoi un brodino?
– No.
– Vuoi che ti porti qualcosa?
– No.
– E che posso fare mentre arriva il dottor Morrissey?
– Accendi il computer. E schiaccia play. Barbarism begins at home.
– Cià ditt? (che hai detto? trad.)
– Niente. Accendi il computer e basta.

– Marisaaaaa, il dottore non può venire. Ha detto che è in tournè.

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