La Sardegna è una terra senza mezze misure. Per lo meno Cagliari. O tutto o nulla. Le sue donne infatti si dividono in due categorie: o bellissime o bruttissime.
Il livello di sofisticazione dei tatuaggi, a Cagliari, si è fermato al 2003. Non si va oltre il floreale-tribale, quel filone che nel continente è stato lo step anteriore allo stile attuale: il mostruoso-’50-colorato-ingiustificato.
La presenza del marine-ranger dei ghiacci, in Fortitude, è una palese voglia degli sceneggiatori di contraddire l’affermazione: sei in target come un guarda-ghiaccio di colore. Un po’ come se da un momento all’altro, su questa spiaggia, a madidarsi di sudore, soffocato da pareo e gonfiabili, ci fosse un finlandese della prima ora. Chiunque non abbia un fototipo simile al pantone nero, non può fare questo mestiere. E poi, chissà come sono i finlandesi della seconda ora…
La vicina del mio ombrellone ha scelto come diminuitivo per la sua deliziosa pargoletta: topolina. Lei, la mamma, però attua e mette in pratica il diminuitivo del diminuitivo, chiamando sua figlia: topo; il padre, non pago, preferisce chiamarla: topa. C’è da capire, tra qualche anno, come Topo-Topa si presenterà ai suoi amichetti. E cosa i suoi amichetti, dopo i convenevoli della presentazione, eroticamente penseranno.