LA FAMIGLIA BELOZZI
Uno dei grossi rimpianti di questa quarantena è non aver conteggiato lavatrici e lavastoviglie effettuate. Da inizio lockdown dovrei essere su 50 lavastoviglie e 20 lavatrici. Almeno così sostiene la Protezione Civile. Pensavo a questi numeri, all’efficacia e alla correttezza del conteggio, a quando Borrelli li avrebbe decanati in conferenza stampa, quando Jerry, il portinaio, mi ha chiamato dall’interfono.
Son sceso in portineria e dopo parecchie indagini linguistiche sono riuscito a capire che dei vecchini del palazzo avevano chiesto se qualcuno potesse pagare loro una bolletta dell’Internet. Dal tabacchino o con il telefono magari, come fanno i giovani…
– Signor Sjoorsjo, buoi bagare tu? Eh eh. – mi ha chiesto il portinaio nel suo adorabile Jerrese.
Ho pagato la bolletta della famiglia Belozzi tramite il telefono, essendo un giovane. Ho stampato la ricevuta. Ho preso il corrispettivo del pagamento e ho inserito il resto nella busta, restituendo poi il tutto a Jerry.
Alle 15:30 il mio cellulare, giovane, ha iniziato a vibrare, mostrando una chiamata da un telefono fisso. Ero pronto a rispondere in maniera pungente all’ennesimo tentativo di retention di un operatore sardo, quando dall’altra parte del telefono ho sentito:
– Proooontoooo.
– Si, pronto?
– Lei è Giorgiooooo?
– Si, esatto. Con chi parlo?
– Ciao Giorgio. Siaaaaamo i signoriiiii Belozziiiii – mi hanno risposto probabilmente da una caverna o dall’appartamento meno ammobiliato del quartiere, a giudicare dalla quantità di eco. –
Signor Gioooorgio, volevaaaaaamo ringraziarlaaaaa per la bollettaaaaaaa.
Bene, quello che è difficile trasferire, ma ci proverò comunque, è il meccanismo comunicativo della famiglia Belozzi. Ad interfacciarsi con me, alla cornetta, c’era il signor Belozzi; ogni cosa pronunziata dal signor Belozzi però veniva suggerito dalla ferrea signora Marisa, moglie del Belozzi. La cosa straordinaria è che i due, marito e moglie, non hanno mai avuto percezione che questo loro dialogo interno fosse in realtà perfettamente udibile.
La telefonata infatti è stata più o meno questa:
– Digli che è stato gentile – Marisa Belozzi dice a suo marito, “bisbigliando”
– È staaaatoooo mooolto gentileeeee signor Giorgioooo – il Signor Belozzi dice a me, con ingenti dosi di eco.
– Si figuri signor Belozzi. È stato un piacere.
– Digli che è stato gentile!
– Gliel’ho detto Marisa. Gliel’ho già detto…
– Allora digli che ci dobbiamo conoscere e rendere la gentilezza ricevuta.
– Signor Giorgioooo, noiiii non ciiii conosciamoooooo. Non ciiii conosciamoooo ancoraaaaaa – sempre il signor Belozzi dalla caverna – pensi, non sappiamoooo nemmenoooo in che pianooo abitiamoooo. Quando tuttooo questooo sarà finitoooo però vorremmo ringraziarlaaaa di personaaaa.
– Digli che magari possiamo offrirgli delle torte o del the.
– Signor Giorgioooo, magari quando tutti staremo beneeeee potremo offrirvi della cioccolataaaaaaa.
– Mario, dovevi dire il the, o delle torte, perché hai detto la cioccolata?
– Marisa, stai zitta un attimo, Marisa!
– Che ne diceeeeee signor Giorgioooooooo?
È dopo questa proposta che ho iniziato a vacillare. Bisognava rispondere con un sì alla cioccolata del signor Belozzi o alla proposta originaria di torte di sua moglie? Ci ho pensato su parecchio, 3 secondi forse. Quando però è arrivato l’ultima trasmissione dell’eco originaria, ho risposto:
– Signor Belozzi, le ripeto, è stato una grande gioia potervi dare una mano. Accetto volentieri l’invito e non esitate a contattarmi nuovamente per delle commissioni del genere – un po’ thankyou page post acquisto di un ecommerce, ma abbastanza svizzero da evitare dissidi nella coppia.
– Va bene signor Giorgiooooo. Graaaazieeeee. Graaaazieeeee. Graaaazieeeee. Graaaazieeeee.
Si è conclusa così la chiamata. Con un eco infinito di grazie. E un pareggiamento delle bollette nel faldone di casa Belozzi. Anche loro, nella casa dell’eco, potranno tornare a fare lavatrici e lavastoviglie senza sosta. Sembra poco ma in realtà sò soddisfazioni.