I piedi freddi, nel piumone caldo, d’inverno.
Dopo Stevie Wonder il buio (e non volevo essere ironico).
Le Katia con le k.
Le signore affacciate alle finestre chiuse dei piani terra.
La trascurata essenzialità del ;
Le foto a spruzzo di Audrey Hapburn e Maria Callas nelle stanzette delle studentesse universitarie.
L’influenza degli Articolo 31 sulla vita dei trentenni milanesi.
L’espressione “non per fare polemica”, inevitabilmente seguita da una polemica.
Le passeggiate col freddo polare per far fare le cacchette al cane.
Le uscite senza meta di domenica sera, quasi sottozero, come risposta agli attacchi di disagio.
Ma tipo, il Dalai Lama, nella vita, che fa?
La poca luce nelle case al primo piano.
Una vita di rimpianti nel non saper fischiare come Heidi e il suo amico Peter. Ma poi, perché se Peter si chiama Peter, Heidi e il nonno lo chiamano Peta?
Le attese in macchina in attesa del primo bacio.
I gadget regalati alle fiere che hanno lo stesso effetto dei dolci ai matrimoni.
Ci vorrebbe più onestà nella creazione delle boy band. Bisognerebbe dire fin dall’inizio, chiaramente, che ad un certo punto qualcuno diventerà famoso, abbandonerà il gruppo e condannerà gli altri componenti ad un triste e perenne oblio.
Chi si ricorda i nomi degli “altri” ‘N Sync o delle “altre” Destiny’s Child?
Le foto dei boss mafiosi di 20 anni fa.
I Giacomo nati a Milano che diventano inesorabilmente Jack.
Quelli dell’acqua a temperatura ambiente anche quando l’ambiente fuori è di 50 gradi.
L’inverno in ufficio che ti permette di non stirare più le camicie.
La finta conoscenza che si finge quando ti nominano un Dj:
– Suona Alex Cherrish.
– Ah, certo, un mito lui.
L’accondiscenza maggiore che si mostra se il cognome ha sonorità germaniche.
– Suona Alex Cherrishenger.
– Ah, certo, lui è il mio mito personale.
In entrambi i casi, del buon Alex, non si è mai sentito parlare.
Le recite dei figli a Natale.
L’incongruenza dell’indaco.
Immaginare il tempo fuori in base ai rumori delle macchine.
L’effetto che fa il tuo balcone, chiuso.