La facilità di alcune persone a raccontarti la loro vita; la correttezza nell’essere femminista e la scorrettezza dell’essere maschilista; lo stupirsi, ogni volta, dell’odore della pipì dopo aver mangiato gli asparagi.
Il casco sulla testa, in bicicletta, in città.
Il trend degli articoli con i decaloghi, otto dei quali del tutto inutili.
Il dolore del bicipite, al bicipite, per le telefonate senza auricolari.
I giorni troppo pieni di compleanni.
L’arroganza di chi non segue gli eventi nazionali ma non vuole che il giorno dopo se ne parli.
Il nodo della cravatta fatto male.
Il lamentarsi di un’inaspettata ondata di freddo, come se il freddo prima di arrivare dovesse annunciarsi.
Le serate dei PR, sempre imperdibili, incredibili, irrinunciabili.
La pluriabbondanza di cuscini nel letto.
I traslochi fatti con il car sharing; i jeans strappati indossati con due gradi sottozero; il conta persone sugli aerei, ormai estinto.
I cantanti del Sud Italia che cantano le canzoni napoletane; quelle che vanno malate a lavoro e cacano il cazzo per tutta la giornata che son malate.
oppure
Le frasi da campagna elettorale, in campagna elettorale.
Le signore che leggono i libri della biblioteca comunale; i due bicchieri scordati sul tavolo dopo che hai avviato la lavastoviglie; i fondi delle tazzine lunghe, incrostate di caffè.
Le persone che si mettono like alle foto pubblicate da loro stessi.
Quelli che si rubano i rompi-vetri di emergenza, nelle metropolitane e nei tram.
L’impossibilità per una persona comune, di essere notato da una modella; l’illusione che mangiare il kiwi col cucchiaino sia più semplice; gli skaters, che non hanno mai freddo.
I turisti, nelle città straniere, con le maglie di calcio acriliche.
Quando fai il biglietto del treno e non te lo controllano; il progressivo restringersi dei gelati dell’Algida; l’aspetto profetico/ascetico che assumono gli organizzatori delle feste quando le feste vanno bene.
I cartoni delle uova per insonorizzare; le foto delle spezie dei mercati del Marocco; i luoghi comuni sulla terza categoria calcistica.
oppure
Quelle che vanno in discoteca per comparire dietro al dj che suona.
Quelli che ridono troppo forte, troppo a lungo e in maniera prolungata;
Quelli che a calcetto si fanno sempre le squadre più forti.
La tristezza di gruppi di persone che rifanno i balletti di Grease.
La vece di Gino Paoli, 30 anni fa.
I padri gelosi delle figlie cesse.
Le suggestioni dell’omeopatia.