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Il suono crescente del gorgoglio della bottiglia che si riempie.
Semi-trentenni che vendono i vocabolari sui gruppi Facebook del loro liceo.
Il rumore squillante delle tazzine che si impilano, l’una sull’altra, al bar.
Le spese di merda sul carrello dell’Esselunga, alle quali non si può contestare nulla. Son spese loro. E loro malattie intestinali. C’è il tizio che compra sei bottiglie di Coca Cola e un pacco di patatine; c’è lo studente che compra carne talmente brutta e grassa da indurti al macrobiotico; c’è la mamma di famiglia che inizia a scaricare il carrello e non sai se potrà mai finire; ci sono i prodotti del cinese, che entro qualche ora saranno tutti fritti.
Puoi solo vederli. Quelli del cinese e tutti gli altri. Ma non puoi dirgli niente. E grazie a Dio, neanche mangiarli.
La diversa predisposizione all’abito dei consulenti aziendali.
Le persone che scrivono sul celluare e camminano. Vagano come zombie. Sei tu che devi scansare loro. E se accidentalmente li urti, loro fanno i risentiti.
La signora che da sei mesi corre con un passeggino-tandem con due gemelli. Tutte le mattine. Ma cazzo, non puoi svegliarti due minuti prima?
Sedicenti seienni nei passeggini, trainati da mamme che ovviamente sudano.
Il passamani degli autobus: caldo.
L’odio per chi parla solo per metafore. Tanto va la gatta, sopra la panca, a caval donato, tra il dire e il fare, paese che vai, mogli e buoi, mal comune, una mela al giorno…
Massima compassione e solidarietà per chi compra la pizza e la mangia sul bus.
Faulkner come rimedio agli asterischi e alle chiocciole.
Ad ogni puntata di Porta a Porta, cresce proporzionalmente il rimpianto di non esser nato a Nairobi.
L’oceano dei contatti di Facebook non considerati, quelli messi sotto la barra di visualizzazione della chat.
Scrivere Porco Dio ma farlo in modo rispettoso, con la D maiuscola.
Le foto del clima su Facebook, di oggi e dei prossimi sei giorni, così, giusto per stare tranquilli…
La frase dei proprietarari/accompagnatori dei cani mastodontici: sí ma è buono…
La dote innata datami dal Signore Gesù di riuscire a scegliere solo e soltanto le casse lente al supermercato.
L’assenza dell’importo desiderato allo sportello del bancomat. Alcuni sportelli ad esempio, ti scherniscono. Si possono prelevare magari anche 7000 euro. Se però vuoi cinquanta euro, ti compare la fatidica frase: importo non disponibile.
Il viso della guardia giurata all’interno dello schermo di sorveglianza della banca.
Incontrare persone al mattino che puzzano di “sonno”.
La pigrizia atavica nel preferire a sudare piuttosto che sfilarsi il giubbotto, nei mezzi pubblici.
La sciarpa lunga e colorata sull’abito.
La speranza che tra le 16000 notifiche che leggi al mattino sul water, ce ne sia qualcuna interessante. Non la metà. Né la totalità. Qualcuna. La speranza di trovare un suo like, un suo messaggio, uno suo squillo, da inguaribile pre-digital 90’s. Per poi trovarsi al mattino a fronteggiare la giornata con un invito a giocare a Criminal Case!
Sharp. Acuto, appuntito, clinico. Tutto vero.
lunga vita ai daft punk e che si fottano gli hipster…ti notifico che questo post mi piace assai, così domani mattina sul cesso ne hai 16001 da leggere!
grazie mille James.